Chi siamo

Bella storia quella di Roberto Sentimenti, diretto discendente di una famiglia di calciatori (i mitici Sentimenti che tra fratelli, figli e nipoti hanno annoverato ben otto calciatori professionisti) Ci incontriamo a Bomporto, “città del vino” in provincia di Modena sedendoci a tavola, come si conviene abitualmente in terra emiliana. Tra una portata e l’altra, gustando un ottimo lambrusco, si parla di architettura ed edilizia, ma anche di cibo, vino ed ovviamente di calcio: è un mondo che riaffiora nella nostra memoria tra i fasti ed i ricordi del passato ed i cambiamenti tutt’ora in corso, senza retorica e mai banalmente. E’ una presa di coscienza e di assimilazione della tradizione intesa come valore aggiunto alle scelte attuali, in un nuovo percorso che non ripropone pedissequamente ciò che è stato, ma lo rielabora in chiave moderna.

Intervista al Geometra Roberto Sentimenti

D – Allora Roberto, come sono nate le tue scelte e perché?
R – Se avessi dato ascolto ai consigli degli insegnanti ed ai desideri dei miei genitori, mi sarei dovuto iscrivere al liceo in discipline umanistiche, ma sono sempre stato attratto da giochi tipo i Lego per cui dissi loro che volevo frequentare l’Istituto per Geometri: non smetto mai di ringraziare mio padre e mia madre perché hanno capito ed assecondato la mia scelta senza imposizione alcuna.

D - Quindi hai iniziato la tua carriera professionale come un naturale proseguo di quella scelta iniziale?
R – Come tutti i ragazzi ventenni, possiedi quell’incoscienza giovanile ed un entusiasmo che ti permette di superare qualsiasi ostacolo. Il mio percorso è stato comunque abbastanza ponderato: durante le vacanze scolastiche ho sempre lavorato, prima in una ditta di impiantistica e poi in una impresa edile; solamente dopo il terremoto in Friuli, dove montavamo prefabbricati residenziali leggeri, ho sostenuto l’esame di abilitazione professionale.

D – La facoltà di architettura è stata utile?
R – Vedi, il mio approccio con l’università è stato molto proficuo perché innanzi tutto è stata una mia scelta decisa dopo il servizio militare e tutti gli esami che ho sostenuto li ho superati come studente lavoratore, ritagliandomi il tempo sui libri nelle ore serali ed autofinanziandomi. La scuola mi ha dato un approfondimento culturale ed un bagaglio di conoscenze che magari non applichi subito, ma che a tempo debito emergono naturalmente senza che te ne renda conto.

D – Tornando alla tua passione e professione, cosa credi che ti abbia colpito per far scattare la molla?
R – Devi tener conto del contesto: sono nato in questo paese avente un’economia prettamente rurale ed il periodo temporale è la seconda metà degli anni ’60. Noi vivevamo come il Tom Sawyer e l’Huckleberry Finn descritti nei libri di Mark Twain solo che al posto del Mississippi avevamo il Panaro: con gli amici ci divertivamo a costruire capanne con tronchi sacchi di iuta, ma quello che mi affascinava maggiormente erano questi gruppi di una decina di persone che la domenica si organizzavano e mutualisticamente riuscivano a costruire le proprie abitazioni nell’arco di un’anno. Sì, ritengo che la passione per ciò che è diventata la mia professione sia nata allora.

D – Quali sono le qualità più importanti che un professionista del tuo ambito deve avere?
R – Bisogna essere molto preparati, in caso contrario non si emerge, soprattutto in un momento come oggi dove l’offerta e la restrizione della domanda crea inevitabilmente selezione. Noi non vendiamo beni: il servizio che diamo ai clienti è un’opera intellettuale mai uguale a sé stessa. Ho la fortuna di aver scelto una professione poliedrica che spazia dalla progettazione architettonica alle ristrutturazioni, dalle perizie estimative ai calcoli strutturali, dalla sicurezza alle consulenze immobiliari. Occorre poi avere una predisposizione caratteriale per l’ascolto delle problematiche altrui e consigliare nella riservatezza più assoluta: per alcune persone sei come un confessore.

D – 35 anni di carriera come libero professionista: c’è un tuo progetto che è rimasto indietro o che non hai ancora realizzato?
R – Non ho rimpianti professionali, mi dispiace però che sia stato realizzato solo parzialmente il progetto di recupero del centro storico del mio paese, cui avevo dedicato un’attenzione particolare: le Amministrazioni ed i tecnici succedutisi lo hanno modificato senza tener conto della sua organicità, con pessimi risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Per il futuro prevedo di dedicarmi al recupero del patrimonio edilizio esistente, poi ultimamente mi sto interessando ad analisi sul clima aziendale e “problem solving”, per offrire consulenze e valutazioni globali anche in campo extra edilizio.

D – Hai ancora il classico sogno nel cassetto?
R – Non ho un sogno preciso se non il desiderio di proseguire questa professione ancora per molti anni. Sono ancora molto curioso ed innovativo, possiedo l’entusiasmo degli inizi carriera ed all’aggiornamento, tra corsi e seminari, dedico almeno un centinaio di ore annue. Ho acquisito competenze in materia di risparmio energetico, energie rinnovabili, domotica ed in campo sismico; sono inoltre abilitato come mediatore e conciliatore in ambito legale: sono pronto alle nuove sfide professionali che mi riserverà il futuro.